Ecommerce con il booster
Il trend era già positivo ed in crescita per l’online, ma il blocco totale delle attività offline ha fatto sì che le strategie digitali ottenessero maggior risalto.
Maggior interesse da parte di tutti. Anche i più forti detrattori dell’online, hanno ceduto in tutto o in parte al fatto che per un brand, oggi, non è pensabile rimanere fuori dal digitale.
Ma soprattutto, bisogna muoversi in fretta, perché le imprese che sono sul mercato da anni e si muovono soltanto ora, dovranno considerare una resistenza al cambiamento non indifferente e quindi tempi più lunghi per integrare offline e online e per imparare a muoversi.
Formazione, infrastrutture, personale qualificato.
Negli ultimi mesi abbiamo visto forti licenziamenti nel retail fisico: 7’000 persone per Marks & Spencer, 2.500 posti di lavoro da Debenhams, 1.300 da John Lewis, 450 da Selfridges, 4.000 nelle farmacie Boots e così via.
Di contro 3500 assunzioni da Amazon USA, 16’000 annunciate da Tesco per l’implementazione della strategia online ed il trend è lo stesso per tutte le piattaforme online in ogni settore.
Alibaba cresce oltre le aspettative
Complice la pandemia, il colosso cinese cresce con risultati incredibili anche per le stime degli analisti (+34% di ricavi ultimo trimestre). Sono proprio loro però a non perdere di vista la situazione tra USA e Cina che potrebbe compromettere o insidiare il percorso del gigante cinese. Dall’altra parte Alibaba sembra pronto a far fronte a qualsiasi cambiamento, continuando a investire e sviluppare nuovi approcci sia rivolti al consumatore finale sia alle aziende e ai brand che decidono di diventare partner.
Burberry interattivo grazie a WeChat
Rimaniamo in Cina, perché grazie alla collaborazione con l’app di messaggistica e non solo (ormai WeChat è diventato lo strumento per qualsiasi cosa in Cina), il brand inglese permette ai propri clienti di interagire con il negozio. Sarà possibile relazionarsi con i prodotti, prenotare il camerino, pagare e addirittura scegliere la musica mentre ci si prova il capo tutto tramite un avatar creato grazie a WeChat.
Sembra tutto molto futuristico, ma ricordiamoci che siamo a Shenzhen. Una città che è famosa per l’alta tecnologia, l’innovazione, dove tutto va molto più veloce e lontano rispetto a ciò a cui siamo abituati. La sperimentazione qui è di casa e per coinvolgere e stupire il consumatore finale, bisogna veramente impegnarsi.
Tiffany: diamanti in completa trasparenza
L’azienda americana, le cui trattative con il gruppo LVMH per l’acquisizione sono al momento slittate in autunno, è la prima azienda a tracciare tutto il percorso dei propri diamanti. Dalla regione di origine al prodotto finito, assicurano completa trasparenza ai propri clienti, che potranno leggere la storia del diamante acquistato sul proprio certificato allegato.
I diamanti di Tiffany vengono principalmente da Australia, Botswana, Canada, Namibia, Russia e Sud Africa. Sono lavorati in laboratori specializzati in Belgio, Mauritius, Botswana, Vietnam, Cambogia e Stati Uniti.
La selezione delle pietre grezze avviene ad Anversa, in Belgio. La valutazione poi viene fatta presso i Tiffany Gemological Laboratories negli Stati Uniti, in Cambogia e in Vietnam, e montati prevalentemente negli Stati Uniti.
Per farvi capire quante persone coinvolge questo iter, Tiffany da lavoro a 14.000 dipendenti, di cui 5.000 artigiani qualificati.
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