Moreau Paris, Addio Pierre Cardin, Levi’s by Miu Miu, Missoni

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Moreau Paris di proprietà italiana

Il “fuori tutto” europeo del gruppo giapponese Onward continua ed oltre alle voci che vedono in vendita anche il marchio Jil Sander, ha appena concluso la vendita del marchio Moreau Paris alla fiorentina Factory S.r.l., azienda guidata da Ferrero Rosati, cofondatore nel 1985 del marchio Santacroce e produttore anche per le grandi griffe del lusso. 

Nel 2008 vendute le sue quote al gruppo Prada e ha lanciato con tre soci la nuova società Factory e il marchio DROMe, gestito dalla figlia Marianna Rosati. L’azienda è stata anche licenziataria per le collezioni di Neil Barrett e Fausto Puglisi.

Ma torniamo a Moreau Paris, il produttore di valigeria nato nel 1882 al 283 di rue du Saint-Honoré, e con una storia e un prestigio assimilabili a quelli dei bauli di Louis Vuitton, Hermès, Goyard o Moynat. Purtroppo la maison scomparve nel XX secolo con la crisi economica della Grande Guerra, poi il brand venne rispolverato dai fratelli ucraini Veronika Rovnoff e Fedor Georges Savchenko. Oggi conta uno store parigino in rue du Faubourg Saint-Honoré, a Londra, Houston, Miami,Tokyo, Osaka e Città del Messico lo scorso luglio.

Che sotto la guida dell’azienda italiana dalla grande esperienza possa tornare agli antichi fasti? Lo vedremo nelle prossime puntate.

Addio Pierre Cardin

Scomparso il designer italiano visionario nato in provincia di Treviso, ma cresciuto e vissuto in Francia. Si è spento a 98 anni uno tra i più importanti couturier della seconda metà del Novecento (lui che proprio poco tempo fa aveva affermato che voleva superare i 100 anni per un nuovo inizio).

Storia di rivalsa la sua, nato da facoltosi agricoltori finiti in povertà e trasferitisi in Francia per trovare fortuna. Fortuna che dopo tanta “gavetta” Pietro Costante Cardin, per tutti Pierre Cardin, trovò a partire dal 1950 fondando la sua maison, dopo l’apprendistato da un sarto a Saint-Étienne, poi a Vichy, e a Parigi lavorando da Jeanne Paquin e da Elsa Schiaparelli e diventando primo sarto della maison Christian Dior durante la sua apertura nel 1947.

Famoso per il suo stile futurista, fatto di tagli geometrici e unisex, amava sperimentare come quando nel 1954 introdusse il bubble dress, l’abito a bolle.

Nel ’59 fu il primo stilista ad aprire in Giappone un negozio d’alta moda. E nel tempo divenne famoso per le licenze in tantissimi mercati, categorie merceologiche e settori, anche nell’hotellerie e nella ristorazione. 
Se ancora non l’avete visto, vi consiglio la visione del docu-film sulla vita di Pierre Cardin presentato al Festival del cinema di Venezia nel 2019: House of Cardin. Una storia che intreccia vita pubblica e privata (come i grandi amori con Andre’ Oliver e Jeanne Moreau) del designer ed imprenditore che ha costruito un impero che supera il miliardo di dollari ed ha lasciato il suo segno nella storia della moda internazionale.

Miu Miu x Levi’s

E dopo la collaborazione con Valentino, che attraverso il suo designer Pierpaolo Piccioli, ha ridisegnato una versione del modello Levis’ 517 boot cut, il brand americano di jeans più famoso al mondo lancia la linea Upcyled by Miu Miu. 

Probabilmente avete già visto i post dei due brand coinvolti, ma nel caso non vi fosse apparso nel feed di instagram, i due profili hanno pubblicato una foto della iconica etichetta Levi’s, questa volta in color rosa sulla quale si trovava anche il marchio Miu Miu. La didascalia recitava: “Upcyled by Miu Miu. Giving new life to pre-loved Levi’s denim. Coming this spring”.
Per saperne di più sembra bisognerà aspettare tra marzo e aprile di quest’anno.

Missoni tenta l’allungo

Livio Proli, il nuovo AD, ha le idee chiare sul cambio di passo in ambito business che serve al brand. Dopo quasi 20 anni da Armani, il manager entra a far parte della “famiglia Missoni” che oggi vuole velocizzare i propri processi, grazie anche al partner e azionista al 41,2% del brand, il Fondo Strategico Italiano.

Famoso in tutto il mondo per la maglieria colorata e le fantasie, Missoni ora punterà molto sul rilancio della linea uomo, la linea home (che ha dato importanti soddisfazioni, arrivando a pesare quasi il 19% del fatturato), sullo sportwear (altro aspetto cardine del brand – Ottavio Missoni corse la finale olimpica a Londra) e sul daywear femminile, così da rendere più democratico ed indossabili in più occasioni i capi Missoni, oggi molto forte sugli abiti da red Carpet. 

<Made in Italy, Sport, Maglieria, Lifestyle>

Oggi il brand ha un fatturato di 110 milioni di euro ed è distribuito in tutto il mondo, dal ready to wear agli accessori, home, beachwear e le licenze che comprendono profumi, occhiali e orologi.

Si tratta di un momento molto importante per l’iconico brand italiano che negli ultimi anni ha visto iniziare un processo di cambiamento generazionale all’interno della famiglia, fatto di continuità, creatività e rispetto, ma che comprende anche l’importanza di una gestione manageriale programmata, pianificata e più veloce, in linea con i continui cambiamenti dei mercati di oggi.

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